Sicilia, ingresso privilegiato dei foreign fighter jihadisti in Italia e Europa?

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di Salvo Barbagallo

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Ora l’ex ministro Minniti parla apertamente di alto “pericolo terrorismo” in Italia, cosa strana un argomento messo a tacere per l’intera campagna elettorale (e anche prima) per il rinnovo del Parlamento, cosa strana così come nello stesso periodo non si sono avuti (o non se ne è voluto parlare?) salvataggi in mare di migranti e sbarchi sulle coste della Sicilia. Non c’è da stupirsi, di certo occorre complimentarsi con gli apparati di sicurezza se sono stati individuati e posti nell’impossibilità di operare, jihadisti che si preparavano a compiere attentati nel nostro Paese. Sono le trame che si intersecano proprio sulla “sicurezza” che, a volte (o spesso?) lasciano perplessi. Fortunatamente l’Italia non ha subito attentati, e non ha pianto direttamente vittime per mano di criminali esaltati in nome di religioni che predicano, magari, altro. Adesso, però, e chissà perché, il fantasma del terrorismo diventa concreto: lo dimostrano gli ultimi arresti di jihadisti che erano perfettamente inseriti nel tessuto sociale. Il buonismo di casa nostra non costa nulla, e il “danno” lo fatto probabilmente in maniera irreversibile.

Eppure di segnali concreti del “passaggio” di clandestini la cui “natura” effettiva si sconosceva e si sconosce, se ne sono avuti tanti: i numerosi e incontrollati “sbarchi fantasma” (magnifico indicare per “fantasma” ciò che non si vuol sapere!) nelle spiagge dell’Agrigentino sono stati indicati da “Mare Amico”. Così come sono state indicate le principali spiagge dove puntualmente e periodicamente venivano abbandonate le imbarcazioni utilizzate dai “traversatori” delle acque Mediterranee, “traversatori” in grado di far perdere le loro tracce appena posto il piede in territorio Siciliano. Una falla nella sicurezza, oppure negligenza? Oppure altro: il solito “buonismo”?.

È apparso e appare strano come in un mare affollatissimo di navi militari di tanti e tanti Paesi (NATO e fuori NATO), non siano stati e non vengano intercettati i barconi carichi di “migranti” che sistematicamente partono dalla Libia per dirigersi verso la Sicilia; quei barconi che, invece, vengono a trovarsi a portata di mano delle navi di cosiddette organizzazioni umanitarie, che salvano e salvano vite umane. Compito, questo delle Ong, sicuramente lodevole, ma che ha lasciato e lascia adito a tutte le possibili interpretazioni, come evidenziato anche dalle azioni che compie la Magistratura.

In tempi non sospetti – cioè molti anni addietro – ci chiedevamo come mai con i mezzi aerei a disposizione di Sigonella (velivoli italiani e statunitensi in continua perlustrazione sul Mediterraneo) potessero accadere tragedie come quelle che si sono registrate e che hanno causato centinaia di vittime.

Abbiamo sempre rifiutato l’assioma “migranti eguale terrorismo”, ma abbiamo sostenuto che fra i migranti potessero nascondersi terroristi che, con più o meno facilità, potessero sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine.

Quindi, oggi si “scopre” che il rischio terrorismo in Italia è “alto”: cosa significa? La manica larga che si è voluta dare al flusso migratorio ha significato solo “buonismo”, oppure ha avuto un’altra valenza?

Fra i tanti e tanti articoli da noi pubblicati vale la pena “rileggere” quello apparso il 28 novembre dello scorso anno, tanto per dire come le cose dette vadano ripetute.

L’operazione antiterrorismo in Italia

LA VOCE DELL’ISOLA 28 NOVEMBRE 2017

Migranti e foreign fighters: opinioni contrastanti e disinteresse generale

di Catena Pazienza

 

Sbarchi nell’Agrigentino

Il flusso migranti continua ininterrotto verso la Sicilia, i salvataggi in mare dei fuggitivi continuano ininterrotti ma le ONG denunciano gli ostacoli che incontrano nel portare a termine il loro lavoro. Gli ultimi migranti sono stati sbarcati nel porto di Catania domenica scorsa (27 novembre) dalla nave Acquarius di Sos Mediterranée e Medici senza frontiere: 421 esseri umani, 98 minorenni, soccorsi nelle acque del Mediterraneo. Più fortunati delle decine di vittime finite in fondo al mare poche ore prima. Due giorni prima il ministro dell’Interno Marco Minniti, a Pozzallo per il quarantesimo anniversario della morte di Giorgio La Pira, aveva dichiarato: “La Sicilia ha accolto e continuerà ad accogliere i migranti. Lo farà anche Pozzallo che ha l’accoglienza nel suo Dna, ma il fenomeno non può essere inseguito e lasciato in una fase emergenziale. Bisogna governare questi flussi migratori e toglierli dalle mani dei trafficanti di morte (…)”.

Parole meno rassicuranti Minniti aveva pronunciato in precedenza (il 23 novembre) intervenendo nell’Aula di Montecitorio al seminario su difesa e sicurezza organizzato dall’Assemblea parlamentare della Nato. “Se lo scorso anno qualcuno mi avesse chiesto se era possibile che una minaccia organizzata di Daesh poteva utilizzare i flussi migratori per minacciare l’Europa, avrei risposto di no: perché è del tutto evidente che un’organizzazione nella pienezza della sua attività non mette a rischio un assetto ‘nobile’, come quello terroristico, dentro un flusso incontrollato e non governabile come quello dei migranti. Ma nel momento in cui si tratta di una fuga individuale, di una diaspora, il rischio che questi singoli soggetti possano unirsi per mimetizzarsi ai flussi migratori diventa un rischio reale”.

Nella stessa circostanza Il presidente del Senato, Pietro Grasso, tratta la questione in senso diverso: “Un tema che mi sta particolarmente a cuore è quello del supposto nesso tra terrorismo e migrazioni. Il dato di fatto è che quasi tutti i terroristi che hanno agito in paesi europei erano cittadini francesi o belgi, non erano affatto arrivati insieme a migranti e rifugiati. L’ho detto molte volte: questa infondata connessione ha l’unica conseguenza di alimentare la paura e creare tensioni nel tessuto sociale (…). Certamente si devono rafforzare i controlli, ma non possiamo mettere in discussione il dovere, morale e giuridico, di accogliere le persone che fuggono da guerre e persecuzioni. La nostra comune responsabilità è proteggere la vita e la serenità dei cittadini, combattendo la barbarie con gli strumenti dello Stato di diritto, della democrazia, del multilateralismo e della diplomazia e proteggendo in ogni circostanza i diritti fondamentali e la libertà di credo di ogni persona, che sia cittadino, residente, ospite, profugo o migrante”.

Dimenticati o ignorati gli avvertimenti nell’agosto scorso, dopo l’attentato terroristico di Barcellona, del capo del Governo libico riconosciuto dall’Onu, Fayez al-Sarraj, che in un’intervista al Times, sottolineava: “L’Ue deve fare di più per aiutare a contrastare i trafficanti. Non possiamo far ricadere il peso solo sulla Libia e l’Italia, dal momento che è importante per tutta l’Europa”. Fayez al-Sarraj evidenziava Quando i migranti raggiungono l’Europa, si muovono liberamente. Se, Dio non voglia, ci sono dei terroristi tra i migranti, questo interesserà tutta l’Unione europea” (…)

Troppo distratta da altri eventi, l’opinione pubblica italiana mostra ormai da tempo disinteresse già per gli atti di terrorismo, dal momento che fino ad oggi il territorio nazionale non ha registrato azioni delittuose in nome del jihadismo del Califfato nero che le grandi Potenze dichiarano “sconfitto”, ma che continua a provocare stragi altrove nei Paesi africani. Stragi che in Italia interessano poco, così come l’indifferenza sovrasta il problema migranti ed “eventuali” foreign fighters che in Sicilia o in Italia possono essere soltanto…di passaggio…

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